Un numero sempre in crescita di pensionati italiani sceglie di risiedere in Albania. Questa tendenza degli ultimi anni viene ora confermato anche dai dati ufficiali dell’INPS, che da riscontro a questo fenomeno nel suo ultimo rapporto annuale.
“In particolare, l’Albania si sta affermando come una meta emergente grazie alla prossimità geografica, alla convenienza economica e alla possibilità di integrazione agevolata, specialmente per pensionati provenienti dall’Italia meridionale, in particolare dalle regioni del Sud-Est (Molise, Abruzzo e Puglia)”, dice l’INPS.
Oltre all’Albania, anche la Tunisia risulta tra le nuove destinazioni preferite dai pensionati italiani, “sebbene con numeri assoluti inferiori rispetto a Spagna e Portogallo”, sottolinea il rapporto.
Tra quelli che hanno preferito l’Albania, l’83,9% risultano maschi e il 16.1% femmine.
Oltre alla vicinanza geografica all’Italia, uno dei fattori chiave risulta essere il fatto che spostando la residenza in Albania, il pensionato italiano ha la possibilità di fare richiesta di defiscalizzazione della pensione in Italia, ricevendo così la somma lorda, approfittando anche del fatto che in Albania le pensioni non vengono tassate, mentre in Tunisia si paga allo stato il 5%.
AUMENTANO I PENSIONATI IN FUGA ALL’ESTERO
Nel 2024 l’INPS contava 228.600 pensionati italiani residenti al di fuori dei confini nazionali. “Negli ultimi anni si osserva una crescente incidenza del fenomeno, particolarmente rilevante tra gli uomini e nelle fasce di reddito più elevate, che sembrano scegliere l’emigrazione come strategia di ottimizzazione del benessere”, rileva il rapporto dell’INPS.
Le destinazioni privilegiate, come Spagna, Portogallo, Albania e Tunisia, riflettono scelte influenzate da fattori fiscali, climatici, economici e culturali, con differenze marcate per genere, reddito e regione di provenienza.
I dati mostrano che i pensionati con un reddito lordo medio mensile superiore ai 5.000 euro presentano una propensione all’emigrazione che è più di sei volte superiore rispetto a quella registrata nelle classi di reddito più basse. Le fasce più alte interpretano l’emigrazione come una scelta attiva di ottimizzazione del benessere, spostandosi verso Paesi che offrono condizioni vantaggiose in termini fiscali, climatici e di qualità della vita.